La Palestina della convivenza. Storia dei Palestinesi (1880 – 1948)

Organizzata dall’associazione “Amici della Di Vittorio Aps” e curata da Nabil Bey Salameh, scrittore, musicista, cantautore, voce ed autore dei Radiodervish, “La Palestina della convivenza”, che si terrà  dal 19 al 30 giugno a Mesagne (Brindisi), è un un percorso fotografico basato su una serie di fotografie scattate tra il 1880 e il 1948.
In 21 pannelli, illustrati da immagini fotografiche d’epoca inedite e da una documentazione storica rigorosa, vengono narrate le vicende vissute in Palestina dal periodo dell’Impero Ottomano a quello del Mandato Britannico e che hanno portato, attraverso la Grande Rivolta Araba, la repressione e la pulizia etnica fino alla “Scomparsa della Palestina”.
La mostra prevede una sezione dedicata alla proiezione di cinque cortometraggi, con la collaborazione dell’ Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e di NAZRA Palestine short Film Festival.
E’ prevista la partecipazione, in collegamento video, della prof.ssa Francesca Albanese, ricercatrice Associata all’Università di Georgetown, di Monica Maurer e di Michele Graduata (Autore del volume “Torti incrociati in terra santa”, Argo editore)
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Per tutti i dettagli e il programma completo, clicca qui.
Tutti gli eventi si svolgeranno in presenza (posti limitati), ma saranno trasmessi anche in diretta sulla pagina Facebook dell’Associazione G. Di Vittorio.

 

 

“Palestina con gli occhi delle donne”

Dal 7 al 14 ottobre si terrà, nelle città di Barcellona, Girona e Terrassa, la prima edizione del festival di cortometraggi Palestina amb ulls de dona (Palestina con gli occhi delle donne) nato dalla collaborazione tra l’Associazione Hèlia, SODEPAU e l’HWC (Health Work Committees) e con l’alleanza e la collaborazione di Mostra de Cinema Àrab i Mediterrani de Catalunya, Nazra Palestine short film festival e il Festival Ciné-Palestine (Parigi).

Segui l’evento sulla pagina Facebook.
Locandina con programma Ulls de dona 2020
Locandina Ulls de dona – Girona

Articolo Primer festival de curtmetratges “Palestina amb ulls de dona”.

 

 

 

…e intanto la Palestina continua a soffrire

Proponiamo qui di seguito l’articolo a cura della redazione di argocatania.org.

La sempre più complessa situazione mediorientale, nella quale si intrecciano vecchie responsabilità colonialiste europee, arroganza statunitense, ruoli e comportamenti ambigui dei governanti locali, ha finito col far cadere il silenzio sulle condizioni sempre più insopportabili di un popolo le cui vicissitudini stanno molto a cuore a tutti coloro che ancora assumono come orizzonte la convivenza pacifica tra gli Stati.

Parliamo naturalmente del popolo palestinese, sempre più vessato dall’illegale occupazione israeliana.

Da quella terra arrivano sempre meno notizie, come se ci fossimo abituati a considerare irrisolvibile – quasi un destino già scritto – le ingiustizie, le sofferenze, lo stravolgimento della vita quotidiana dei palestinesi.

Questa carenza di informazioni, contrastata solo da pochi organi di informazione, rende ancora più interessante lo svolgimento e la diffusione del Nazra Palestine Short Film Festival, rassegna di corti palestinesi (di produzione e/o di ambientazione) giunta alla 3^ edizione.

Il Festival è itinerante: dopo la presentazione alle grandi vetrine internazionali di Venezia e di Cannes, i film viaggiano per l’Europa, con varie tappe nelle città italiane.

Già dalla prima edizione siamo riusciti a portarli anche a Catania, grazie all’iniziativa di AssoPace Palestina, Libera, Pax Christi, UDI e alla disponibilità del Cinestudio che ha fornito la possibilità di proiettare i film nella sala grande del King , il luogo per eccellenza dei cinefili catanesi che non si arrendono all’intruppamento dell’immaginario filmico.

Così, il 13 gennaio scorso è stata presentata una selezione di 10 film cortometraggi con una buona partecipazione di spettatori (sono stati staccati oltre cento biglietti), molti dei quali hanno poi aderito allo ‘aperitivo palestinese’ proposto negli stessi locali del cinema.

Non suoni consolatoria la constatazione che siamo ancora in molti a “crederci”: alcuni amici hanno inteso lasciare un contributo (finalizzato alla sopravvivenza della rassegna itinerante) pur non fermandosi ad assaggiare, altri sono stati più generosi di quanto ci aspettassimo. Si respirava l’aria della speranza o, comunque, della fraternità consapevole.

Di cosa ci hanno parlato i film? Si possono trovare denominatori comuni che ci aiutino a comprendere cosa sta accadendo nei territori occupati?

Una prima considerazione in questo senso può riguardare le forme sempre più originali di resistenza attuate per fronteggiare un’occupazione sempre più ottusa e soffocante.

Indicativo, in questo senso, Roof Knocking , sulla pratica israeliana di chiamare al telefono le persone prima di bombardare l’edificio in cui esse si trovano.

Ma abbiamo anche la scelta di dignità del venditore di caffè che rinuncia ad un lavoro che va contro i principi di solidarietà di Coffee Pot o il bellissimo documentario Made in Palestine sulla piccola fabbrica di kufiyya , simbolo nazionale della resistenza.

O l’epica sportiva del ciclista Alaa Al Dali, già qualificato per le Olimpiadi alle quali non può partecipare perché amputato di una gamba in seguito allo sparo di un cecchino israeliano, e che nonostante questo continua ad allenarsi per disputare le paralimpiadi ( Tour de Gaza).

L’altra considerazione – forse casuale, ma non crediamo – è che non si ride affatto, che i narratori della società palestinese non riescono più ad esprimersi in modo ironico o divertito.

Esemplare, in questo senso, il corto The Crossing , dove il giovane protagonista “fa lo scemo” scherzando, inconsapevole della drammaticità del momento.

Eppure, la conclusione della rassegna, affidata ad un “cortissimo multimediale” su Vittorio Arrigoni, ci incoraggia ancora con lo slogan che gli era caro: Restiamo umani!

catanesinpalestina

 

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NAZRA – un’intervista con

Proponiamo qui di seguito l’intervista a cura della redazione di acpnet.org a Monica Macchi del team NAZRA PSFF.

Monica Macchi, come nasce la rassegna cinematografica Nazra?

Nazra Palestine Short Film Festival nasce nel 2017 da un progetto di tre associazioni: Restiamo Umani con Vik di Venezia, Ecole Cinema di Napoli e il centro culturale Vittorio Arrigoni di Gaza con l’idea di lanciare un Festival itinerante di cortometraggi per offrire una visione ampia e diversificata sulle realtà socio-politiche e culturali palestinesi che vada oltre la mera cronaca politica. Il Festival, giunto quest’anno alla terza edizione, ha avuto diversi eventi in varie città italiane (che si relazionano col territorio in modi autonomi: ad esempio a Napoli sono state fatte proiezioni nelle sezione femminile del carcere di Pozzuoli e a Milano è stata avviata una collaborazione con i membri del progetto di ricerca “La città e gli spazi lontani” del Dipartimento di Studi Umanistici, coordinato da Martina Treu) ed europee, oltre che a Ramallah e a Gaza.

Quale messaggio Nazra intende portare in un contesto storico particolarmente caotico? 

Abbiamo deciso di partire dallo sguardo, appunto in arabo NAZRA e da come i palestinesi decidono di guardare loro stessi e offrirsi allo sguardo dell’Altro, troppo spesso solo oggetto di osservazione: l’idea è farsi guidare dall’immaginario filmico, dalle parole e dal loro ritmo, (per questo abbiamo lasciato tutti i film in lingua originale con sottotitoli in italiano) per tracciare un’inedita mappatura storica e geografica della Palestina utilizzando il cinema come agente di conoscenza e condivisione. L’intento è anche quello di far conoscere le eccellenze di una produzione artisticamente valida, ma carente nella distribuzione e perciò poco conosciuta dal grande pubblico. Le tematiche dei cortometraggi includono il rispetto e la promozione dei diritti umani, le libertà dei popoli e l’emancipazione delle donne, e sostengono l’esercizio della libertà di espressione in una cultura multietnica e pluriconfessionale.

Esiste un file rouge che contraddistingue la cinematografia palestinese?

Più che un fil rouge ci sono tre diverse fasi: nella prima i palestinesi devono addirittura dimostrare di esistere per contrastare la narrativa sionista di “una terra senza popolo per un popolo senza terra” come dimostrano il film di Mustafa Abu Ali del 1974 “ليس لهم وجود”   (“Laissa lahum wujuud” cioè “Loro non ci sono”, esplicita risposta all’affermazione di Golda Meir che in una intervista al Sunday Times del 15 giugno del 1969 ha dichiarato: “Non esiste qualcosa come un popolo palestinese…non è che siamo arrivati per cacciarli via e impossessarci del loro Paese… semplicemente loro non esistevano”) o “Great Robbery” un lavoro di ricerca sugli archivi che racconta  il saccheggio e la distruzione di circa 70.000 libri palestinesi durante la guerra del 1948; nella seconda l’ arte di narrare diventa uno strumento di resistenza perché deve provocare la collera per sviluppare una presa di coscienza critica, mentre nella fase contemporanea la generazione post-Oslo ha sublimato l’esperienza della frammentazione della Palestina nel racconto breve e appunto nel corto in un caleidoscopio di immagini da ricomporre dove irrompe la bellezza come nuova forma di resistenza nel quotidiano e del quotidiano.

Quanto conta questa forma espressiva tra le giovani generazioni palestinesi?

Il corto permette ai giovani di spaziare tra diversi linguaggi (animazione, videoclip, video musicali, parodie…) che spesso vengono caricati immediatamente su You Tube in una libera fruizione: ad esempio Iyad Alasttal ogni venerdì posta un video sul canale Gaza stories: in questa edizione ha vinto quest’anno il premio come Miglior Documentario per The bus driver (women) raccontando la storia di Salwa, che guida un pulmino per portare i bimbi all’asilo in storia potente che tratteggia temi esistenziali complessi sull’autodeterminazione femminile come grimaldello per costruire un futuro migliore.

In che condizioni lavorano gli autori/autrici palestinesi? Possono contare su aiuti?

Recentemente si sta sviluppando il crowdfunding; ad esempio Bonboné  di Rakan Mayasi è stato finanziato in questo modo (ma anche grazie agli attori due strepitosi Saleh Bakri e Rana Alamuddin che hanno accettato di recitare senza compenso) e ora sta facendo incetta di premi nei festival di tutto il mondo da Mosca a Kustendorff,(nel villaggio di Drvengrad, costruito da Emir Kusturica come omaggio al cinema) ad Almeria. In altri casi come per Strange cities are familiar di Saeed Taji Farouky, vincitore di questa edizione, ci sono sovvenzioni dell’ AFAC (Arab Fund for Arts and Culture).

Che posto hanno le donne nella cinematografia araba e palestinese come autrici/registe?

Relativamente all’esperienza di Nazra, è un posto molto ampio ed articolato: sia tra le registe come Samira Badran (regista di Memory of the land, corto vincitore della seconda edizione per la categoria animazione),  Natalie Al-Jubeh, (vincitrice della sezione documentario per “The foreigner) o Darina J.Sallam regista di The Parrot dove la protagonista è Hend Sabry, attrice tunisina che nel 2013 è stata inserita tra le 100 donne arabe più influenti grazie anche al suo impegno umanitario. Ma c’è molta attenzione anche nelle tematiche: noi abbiamo un premio “Gender Look” che quest’anno è stato assegnato a Bloody Basil di Elia Ghorbiah.

Da dove nasce questa sua passione per il Medioriente?

Nasce dalla poesia: avevo appena letto una poesia di Darwish in italiano e mi è venuta l’esigenza e l’urgenza di sentirla, leggerla e gustarmela in lingua originale in omaggio alla celebrazione del  Mediterraneo di Bennis “non un luogo recintato da principi geografici o da un’idea che rinnega l’Altro, piuttosto un’idea aperta, dimora poetica in una realtà globalizzata che oggi dimentica le lingue e la poesia”.

Link all’articolo originale a cura di acpnet.org

 

 

NAZRA a Balerna

L’Associazione Culturale Popolare (ACP) di Balerna (Svizzera) in collaborazione con l’Associazione Svizzera Palestina aderiscono all’iniziativa di Nazra Palestine Short Film Festival che promuove la collaborazione tra le associazioni che condividono la visione del Festival favorendo la riflessione attraverso lo Sguardo proposto dai diversi registi.

L’appuntamento è per sabato 18 gennaio a partire dalle ore 18.00 presso la sala ACP di Balerna con la presenza di Monica Macchi.

Maggiori dettagli a questo link.

 

 

 

 

NAZRA al Reggio Film Festival

Nel ricco programma della diciottesima edizione del Reggio Film Festivalsabato 16 novembre 2019  presso la LIBRERIA PUNTO EINAUDI alle ore 17.30 l’appuntamento:

PALESTINA, IRONIA E RESISTENZA
Il meglio dal Nazra Palestine Short Film Festival”

Saranno presenti:
Monica Macchi- Nazra Milano
e
Raffaele Spiga – BDS Bologna

 
Clicca qui per visualizzare l’Evento FB 

 

 

 

Inizia NAZRA a Napoli

Dopo l’anteprima del 20 ottobre, prende il via la tappa di Nazra PSFF III° edizione a  Napoli, dal 23 al 25 ottobre, grazie all’associazione Ècole Cinema e al supporto di PAN – Palazzo delle Arti di Napoli che accoglierà le proiezioni insieme alla Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli e al Ristorante Arabo “Amir”.

Oltre alla presentazione dei film vincitori di Venezia, nelle tre giornate del festival a Napoli saranno attribuiti i Premi “Giura Giovani”, assegnato dagli studenti delle scuole del Liceo Classico Umberto I, Istituto Tilgher di Ercolano, Ic Novaro Cavour, e “Oltre le Mura”, assegnato dalle detenute della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli.

La visione dei corti sarà seguita da momenti di dibattito, riflessione e confronto e ci sarà, inoltre, la possibilità per il pubblico di confrontarsi direttamente con registi e registe di alcuni dei film proiettati.

L’ingresso è gratuito.

Scarica il programma completo.

Locandina Napoli

Locandina Napoli 23 ottobre

Locandina 24 ottobre

Anche per Nazra è tempo di vacanze al mare!

nazra cavallino 9-19 WEBDopo avere percorso l’Italia in lungo e in largo, e dopo un giretto in Palestina e in Spagna, il Nazra Palestine short film festival torna a Cavallino-Treporti.
Con il patrocinio del Comune venerdì 9 agosto 2019, in piazza a Treporti, verrà proiettata una selezione dei cortometraggi finalisti dell’edizione di Nazra 2018.
Nazra in arabo significa sguardo, e questi corti offrono uno sguardo sulla Palestina lontano dagli stereotipi, dentro una società che, pur fra mille problemi, dà spazio sì alla denuncia, ma anche alla creatività, all’ironia, al desiderio di emancipazione di giovani e donne, e non teme di mettere in luce le contraddizioni che inevitabilmente accompagnano ogni processo di cambiamento.